Attività forense: significato
Il termine “forense” deriva dal latino forensis, che si riferisce al foro o alla piazza in cui l’autorità giudiziaria nell’antica Roma esercitava le sue funzioni ed era il centro della vita civile, economica e sociale della città. Oggi, il termine “foro” si riferisce ancora al luogo in cui si esercita la giustizia, ovvero il tribunale. Pertanto, l’aggettivo “forense” viene utilizzato per indicare tutto ciò che è correlato all’attività giudiziaria e alle persone che la svolgono, come magistrati, avvocati, cancellieri ecc. Questo include l’uso di un linguaggio tecnico specifico utilizzato nella pratica giudiziaria, nonché l’eloquenza e lo stile utilizzati nell’ambito giuridico. L’attività forense si riferisce a tutto ciò che è legato all’applicazione della legge e alla risoluzione di questioni legali. Questo può includere la raccolta di prove, l’analisi di tali prove, la presentazione di prove in tribunale e l’elaborazione di documenti legali. Il termine forense è un aggettivo dalle molteplici sfaccettature, poiché richiama vari campi di applicazione, quali ad esempio: la chimica forense si occupa dell’applicazione dei principi chimici alla risoluzione di problemi legali, come la scoperta dei mezzi utilizzati in un crimine; la psichiatria forense utilizza la diagnostica psichiatrica per valutare la responsabilità di un individuo in relazione alla sua capacità di intendere e di volere in caso di reato; la deontologia forense è invece l’insieme delle norme di comportamento che l’avvocato è tenuto ad osservare (sul tema si consiglia Il Compendio di Ordinamento e Deontologia Forense, Dike Giuridica, 2023); la balistica forense studia il movimento dei proiettili per determinare la loro traiettoria; la patologia forense si occupa della medicina legale e della determinazione della causa di morte; l’ematologia forense che si concentra sullo studio del sangue a fini medico-legali.
Professione forense: significato della parola avvocato.
Per professione forense si intende quella esercitata dagli avvocati, che, in qualità di esperti di diritto, prestano assistenza legale in favore di una parte. L’avvocato funge in sostanza da consulente e rappresentante (giudiziale e stragiudiziale) per un determinato soggetto, il cosiddetto “cliente”. Il termine avvocato deriva dal latino advocatus, che significa “chiamare presso” ovvero “chiamare a propria difesa”. Nel corso del tempo, il termine ha assunto il significato di “colui che fornisce assistenza legale e rappresentanza ai clienti”.
La professione di avvocato e l’appartenenza all’ordine forense
In molti paesi del mondo, per esercitare la professione di avvocato, è necessario possedere un titolo di studio idoneo e l’iscrizione obbligatoria all’ordine professionale. Quest’ultimo, comunemente chiamato “Ordine degli avvocati” o “ordine forense”, è responsabile della custodia dell’albo professionale, che elenca gli avvocati autorizzati a esercitare la professione. Gli avvocati rappresentano, assistono e difendono le parti in un procedimento giudiziario o forniscono consulenza legale al di fuori di esso, dietro pagamento di un compenso. In molti ordinamenti giuridici, è prevista sia la nomina di un avvocato difensore d’ufficio per coloro che non ne hanno nominato uno di fiducia, sia il patrocinio a spese dello stato per i non abbienti, al fine di garantire l’esercizio del diritto alla difesa in un processo.
Come esercitare la professione forense in Italia
Nel nostro paese, per diventare avvocato, è richiesto il conseguimento di una laurea in giurisprudenza seguita da un tirocinio di diversi mesi presso uno studio legale. Il tirocinio costituisce una condizione necessaria per sostenere l’esame di abilitazione all’esercizio della professione forense. Durante il periodo di tirocinio, il praticante deve dimostrare di aver partecipato attivamente all’attività forense dello studio, redigendo documenti, analizzando casi e partecipando ad un numero minimo di udienze per semestre. Una volta completato il tirocinio, è possibile presentare domanda per l’esame di abilitazione e ottenere l’abilitazione all’esercizio della professione forense.
In cosa consiste l’esame di abilitazione.
Prima del 2020, l’esame consisteva nello svolgimento di tre prove scritte e una prova orale. La fase scritta si svolgeva solitamente a dicembre e prevedeva la stesura di tre elaborati: due pareri e un atto, nelle materie del diritto civile, penale e amministrativo. I candidati che superavano la fase scritta potevano accedere alla fase orale, da sostenere davanti alla commissione del proprio distretto. Il superamento di questa seconda fase consentiva l’iscrizione all’ordine professionale. Dal 2020, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia COVID 19, l’esame di avvocato prevede lo svolgimento di un doppio orale, senza più prove scritte. La prima prova orale è incentrata sull’esame e sulla discussione di una questione pratico-applicativa, nella forma della soluzione di un caso, che postuli conoscenze di diritto sostanziale e di diritto processuale, in una materia scelta preventivamente dal candidato. I candidati che superano questa fase vanno a sostenere la seconda tradizionale prova orale. Il superamento di quest’ultima consente l’iscrizione all’ordine professionale di appartenenza.
L’esame di abilitazione nella prossima sessione 2023-2024: la decisione del Ministero di tornare al modello d’esame tradizionale ha suscitato dure reazioni e proteste.
Per la prossima sessione d’esame 2023-2024, il Ministero della Giustizia, essendo venute meno tutte le esigenze legate al COVID, ha optato per il ritorno alla modalità tradizionale che prevede una prova scritta e una prova orale. Gli scritti si terranno dall’11 al 15 dicembre 2023. Questa decisione tuttavia ha provocato la dura reazione del CNF e dell’AIGA (Associazione Italiana Giovani Avvocati) che con distinti comunicati hanno avanzato al Ministero la richiesta di far svolgere anche gli esami 2023 con la modalità del doppio orale. Hanno fatti notare, infatti, come l’immediato ripristino del sistema pre-covid imporrebbe ingiustamente ai tirocinanti di «rivedere nel giro di pochi mesi i criteri di studio». Vedremo come andrà a finire, ma siamo certi che ci saranno ulteriori sviluppi. In ogni caso, qualunque sia la modalità d’esame che si andrà a scegliere, tutti coloro che si stanno preparando alla prova, devono considerare l’utilizzo di risorse di studio idonee a sviluppare le competenze richieste. Sotto questo aspetto, è importante affidarsi a case editrici che hanno maturato esperienza sul campo e che da diversi anni sono al fianco degli aspiranti avvocati. Tra le case editrici con più esperienza in questo settore c’è sicuramente la Dike Giuridica.